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Ama Narciso, ma lascialo morire…




Molte sono state le risposte alla domanda “È possibile amare un Narcisista?”

Il quesito volutamente provocatorio è sibillino. Molte sono state le risposte. Alcune negative altre possibiliste. Ma quasi nessuna ha colto il seme del problema.

La mitologia antica ci potrebbe dire molto della psiche profonda che ci governa.


Narciso abita ogni essere umano, maschio, femmina o di qualunque genere sia. Ogni bambino è abitato da Narciso. Il bambino si sente al centro dell’universo, richiede cure, attenzioni, cibo, affetto. Ha bisogno di essere riconosciuto come individuo, un essere unico e indivisibile, degno di essere amato. Perché senza amore un bambino non può sopravvivere in armonia col mondo.


Ma non sempre va così. Come racconta Ovidio nelle Metamorfosi, Narciso è figlio di uno stupro. Il padre, Cefiso, dio del fiume, da subito non se preoccupa e si allontana nella corrente dopo aver invaso e inseminato Liriope, la bella Nereide. Ma anche la madre è liquida e vive nel suo fluire. È una ninfa delle acque e ha difficoltà a prendersi cura del piccolo e bellissimo Narciso. Preoccupata, chiede a Tiresia, l’indovino cieco. «Che ne sarà di lui? Fino a quando vivrà?»

Il responso è razionale e inequivocabile. Una sentenza che pare sospesa, ma che custodisce una verità tanto profonda quanto ineluttabile: «Sine se non noverit» dice Tiresia: "Vivrà fino al giorno in cui non conoscerà sé stesso!"


Lo stesso accade a quasi tutti gli esseri umani nella loro vita, quando smettono di essere bambini. Il momento in cui Narciso muore, insieme con il suo riflesso, rappresenta il momento fondamentale nella crescita di ciascun di noi. È il momento in cui intuisce che è finalmente ora di mettere fine al suo stato infantile. È il momento magico in cui nasce quell’individuo adulto, unico, indivisibile, autonomo, responsabile e consapevole della propria autenticità. È il momento in cui è possibile celebrare l’avvio del processo di identificazione.

È un momento di passaggio drammatico in cui in quel “Sine se non noverit”, evoluzione del “Conosci te stesso”, il bambino si divide da sé stesso per affrontare l’esistenza. Un salto verso l’infinito che richiede sempre molto coraggio. Perché, in quel drammatico incontro con l’autenticità avviene la necessaria morte simbolica e la potenziale rinascita.


Ma, a volte, in seguito a traumi causati da una genitorialità poco accudente, questo passaggio non avviene, e rimane uno struggente bisogno di amore infantile. Il Narcisista, in mancanza di altro, trova l’amore di cui ha avuto sempre bisogno proprio dentro a sé stesso. È autoriferito e non è più capace di vedere l’altro. Quando il demone di Narciso continua a manifestarsi in età adulta e non muore impedisce ogni processo di introspezione. È un fallimento nella regolazione dell’autostima.


Personalmente provo una profonda compassione per ogni narcisista, maschio o femminina che sia. Ha solo bisogno di essere visto, riconosciuto, amato. Anche se tutto questo richiede un investimento emotivo difficilmente sostenibile.


C'è una domanda che desidero porgerti: “E tu? Sei in grado di vedere e riconoscere il Narciso che ti ha abitato e col quale devi forse ancora convivere?"

Ogni tua riflessione è sempre molto gradita.


Claudio K. Gallone

Analista Filosofo (Società Analisi Biografica a Orientamento Filosofico)

Dialoghi con l’Anima

https://www.claudiogallone.com

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